Andorra torna all’Eurovision nel 2026 grazie ai catalani? Idea fra musica e politica

Andorra

Si torna a parlare con insistenza di un possibile ritorno all’Eurovision di Andorra a partire dal 2026. Nell’anno in cui quasi certamente debutterà Monaco, che in questo 2025, come abbiamo spiegato, procederà ad un riassetto delle sue tv per poi probabilmente mettere sul piatto i famosi 100.000 euro già in budget per il ritorno in concorso, la tv catalana potrebbe unirsi di nuovo alla festa.

Andiamo con ordine. Prima di tutto, va chiarito: è assolutamente escluso che TVA possa farcela da sola. Quello economico è il solo motivo per il quale dopo l’edizione 2009, la tv del piccolo paese pirenaico si è ritirata e nonostante gli sforzi dell’ultima rappresentante Susanne Georgi,  – artista danese da tempo ormai residente ad Andorra, di cui è cittadina – il tanto agognato sponsor in grado di finanziare la partecipazione non è ancora arrivato. O comunque, non è stato accettato dalla tv del principato e dal Parlamento andorrano, che ha opinioni molto diverse sulla partecipazione al concorso.

A mettere sul piatto la fiche che potrebbe sparigliare le carte è il consorzio televisivo catalano, CCMA, di cui fa parte TV3 Cat, la tv pubblica catalana. Secondo quanto rivela RAC1, la più importante radio privata di Catalogna il dipartimento dell’intrattenimento dI CCMA avrebbe proposto a TVA di organizzare insieme l’edizione 2025 di Eufòria, un talent show simile ad X Factor che prende il nome proprio dalla canzone di Loreen “Euphoria”, trionfatrice all’Eurovision nel 2012 e che dal 2022  sforna talenti emergenti:  Sofia Coll, quarta al Benidorm Fest 2024 viene da questo programma e oggi è un nome forte del pop spagnolo. Il progetto ovviamente tenderebbe a promuovere gli artisti catalani e andorrani e l’idea è quella di abbinarlo alla partecipazione di Andorra all’Eurovision.

Stiamo parlando, per essere chiari, di un programma che fa il 20 percento di share e che ha un pubblico di giovanissimi molto alto.

Andorra all’Eurovision 2026? Scenari e prospettive

Tutto fatto, dunque? No. Prima di tutto perché per ora c’è sul piatto una semplice proposta. In secondo luogo perché l’unica titolare della possibilità di partecipare è TVA, che è membro EBU. Dunque l’input dovrebbe partire dalla tv pirenaica e non viceversa. Questo rende molto complicato abbinare un programma di una tv diversa alla partecipazione andorrana.

La soluzione più semplice e diretta sarebbe quindi che TV3 – con tutto il consorzio – entrasse nella EBU,  ma sinora questa soluzione è stata rigettata, prima dalla EBU stessa e poi dalla Spagna.  Più di un tentativo è  già stato fatto dalla Forta, l’organizzazione che riunisce le tv pubbliche delle comunità autonome (regioni) della Spagna. O meglio ne riunisce 12 su 17 (Andalusia, Aragona, Asturie, Baleari, Canarie,  Castiglia-La Mancha, Catalogna, Galizia, Madrid,  Murcia, Paesi Baschi, Valencia:  restano fuori la tv pubblica dell’Extremadura e le quattro comunità le cui tv regionali sono private ovvero Cantabria, Castiglia-Leon, La Rioja, Navarra).

Nel 2023 era circolata l’ipotesi di coinvolgere l’organizzazione ombrello nell’ambito del Benidorm Fest, che seleziona il rappresentante spagnolo per l’Eurovision mediante preselezioni regionali, ma il progetto è caduto soprattutto di fronte alle pressioni della Comunidad Valenciana, che è uno dei main sponsor del concorso che non vedeva di buon occhio la presenza per cosi dire “di intrusi”.

Prima ancora però la Forta aveva scritto alla EBU per chiedere l’adesione, portando a modello le tv pubbliche del Galles (S4C, l’emittente che ha curato le partecipazioni gallesi allo Junior Eurovision)o della Scozia (STV)  che fanno parte del consorzio attraverso Ukib (United Kingdom Indepedent Broadcasting). EBU rispose che queste due sono appunto storicamente “home nations”, mentre le comunità autonome sono appunto semplici regioni e dunque le tv aderenti alla Forta benchè pubbliche non sono altro che tv regionali.

Il precedente di TV3 all’Eurovision, quello del 1968 e lo scontro politico

Dovesse riuscire il blitz, sarebbe la seconda volta per TV3 all’Eurovision. L’emittente catalana infatti, fu protagonista nel 2004 del debutto della tv andorrana. In quella occasione infatti, TVA organizzò “12 punts”, il concorso di selezione, ma ne appaltò la produzione a El Terrat, società di Barcellona e si avvalse della collaborazione tecnica proprio di TV3. Circostanza che provocò le ire di RTVE, la tv spagnola, che minacciò anche di non trasmettere la semifinale (allora una sola).

Questo perché TV3 non è soltanto una tv spagnola, ma anche una delle voci più forti a sostegno dell’indipendentismo.  Quella che doveva quindi essere solo una collaborazione per vicinanza culturale e linguistica (ad Andorra le lingue ufficiali sono il francese ed appunto il catalano), divenne un caso che fece passare in secondo piano anche il debutto del catalano in gara (con la orecchiabile “Jugarem a estimar nos” della semiprofessionista Marta Roure).

Che l’Eurovision sia strumento politico per i catalani – come per altri – è ben noto sin dal 1968. Erano gli anni del franchismo e TVE, su indicazione del caudillo, aveva scelto per la rassegna Joan Manuel Serrat, uno dei maggiori oppositori del regime, che utilizzava il catalano come strumento di lotta. Gli affidò la hit “La La La” con l’obiettivo preciso di obbligarlo a cantarla in spagnolo, condizione che si scontrò con la volontà dell’artista di eseguirla invece tutta  o in parte in catalano, lingua al tempo messa all’indice dal regime che propugnava il monolinguismo, a sua volta come arma.

Finì con Serrat cacciato e bandito e con la canzone assegnata alla giovane Massiel che poi vinse per un solo punto quell’Eurovision, non senza i sospetti (mai confermati ma nemmeno smentiti) di qualche “intervento esterno” di Franco. Serrat poi  incise comunque  il brano interamente in catalano.

L’ultimo tentativo della Forta di entrare nella EBU è stato respinto nel 2019, ma Junts per Cantaunya, il partito indipendentista a lungo prima forza in Catalogna ha messo l’adesione alla EBU e la partecipazione all’Eurovision fra i punti fondanti di una Catalogna indipendente, tanto da lavorare fianco a fianco con il settore radiotelevisivo regionale proprio a questo scopo.

La novità rispetto al passato è che TVE – sin qui fortemente contraria– ha mostrato timide aperture e si è detta disposta a discutere con EBU della questione. Ma è un percorso lungo e pieno di ostacoli. Senza contare che l’attuale situazione politica in Europa offrirebbe un’arma in più all’indipendentismo crescente.

Andorra all’Eurovision Song Contest

La piccola tv di Andorra ha preso parte a 6 edizioni dell’Eurovision fra il 2004 ed il 2009 senza mai riuscire a centrare la finale. Ad andarci più vicino nel 2007 sono stati gli Anonymous, allora band di adolescenti capitanata dall’anglo-andorrano Niki Francesca: la loro “Salvém él mòn” chiuse dodicesima. Andorra è anche il solo Paese ad aver cantato in catalano (in tutto o in parte) all’Eurovision (in tutte e sei le partecipazioni).


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Emanuele Lombardini

Giornalista, ternano, cittadino d'Europa

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