Eurovision 2025, il direttore Martin Green a tutto campo su Malta, Israele e libertà artistica

Martin Green, nuovo direttore dell’Eurovision Song Contest parla a tutto campo su alcune delle vicende che stanno caratterizzando il percorso di avvicinamento all’Eurovision 2025. Lo fa parlando al podcast Mysteries of The EuroVerse.
Malta: serving “doppio senso”
Primo tema, la controversa “Serving” che Miriana Conte porterà in concorso per Malta. Un brano che come abbiamo spiegato, si sarebbe dovuto intitolare “Kant” e che su pressione della BBC ha subito il cambio del titolo e la cancellazione del termine incriminato, appunto “Kant” che significa “cantare” in maltese ma suona come l’inglese “Cunt”, espressione volgare inglese per indicare l’organo riproduttivo femminile.
Green spiega:
Gestiamo uno spettacolo in prima serata del sabato sera che è progettato per tutte le età, tutte le culture e quella somiglianza era totalmente intenzionale, come parte della canzone
Sollecitato poi sul fatto che si sarebbero potute trovare altre soluzioni per soddisfare la richiesta della BBC ha aggiunto:
Il nostro compito è identificare il problema, non la risposta.
La canzone fra l’altro, come ha spiegato Scott Mills, storica voce della radio britannica per l’Eurovision, è stata bandita dall’emittente proprio per il doppio senso. Green ha inoltre avvertito i fan dell’Eurovision che hanno intenzione di gridare la parola nello stadio durante la trasmissione in diretta:
Chiederei al nostro brillante pubblico di pensare anche alle loro azioni. Condividiamo tutti la responsabilità di assicurarci che l’Eurovision rimanga un luogo in cui tutti si sentano i benvenuti, compresi i giovani spettatori che lo stanno scoprendo per la prima volta
Israele: no alle richieste di ban
Il podcast è stata l’occasione per rispondere ancora una volta alle polemiche relative alla partecipazione di Israele. Proprio di recente, sul tavolo di EBU sono arrivate le richieste di ban da parte della tv islandese, spagnola e slovena. Ma sono state tutte respinte. Green spiega:
I paesi non competono nell’Eurovision, lo fanno le emittenti del servizio pubblico
Su questo punto, la posizione di EBU è chiara dallo scorso anno: Kan, l’emittente israeliana, ha una situazione diversa dalle tv russe, perché queste ultime sono il braccio armato del Governo, mentre il Governo di Tel Aviv ha provato più volte senza successo a chiudere l’emittente proprio perché dà spazio alle proteste anti-Netanyahu.
A questo proposito sarà interessante capire quale effetto avrà l’aver autorizzato le bandiere palestinesi per i fan e cosa succederà durante la performance di Yuval Raphael
Green però respinge la tesi dell’ex capodelegazione norvegese Stig Karlsen, secondo il quale che la partecipazione all’Eurovision è giudicata in parte anche in base alla condotta di un paese sulla scena mondiale:
Credo fondamentalmente che esistano importanti eventi nello sport e nella cultura per mostrare al mondo le cose come potrebbero essere piuttosto che come sono: gli artisti sono sempre stati bravi a mostrare alla gente che i loro tentativi di dividerci non avranno successo
Un discorso che si lega strettamente al nuovo codice di condotta, per artisti e delegazioni, dopo gli strascichi della scorsa edizione con le accuse dell’irlandese Bambie Thug sulle riprese audio-video nel backstage e l’opposto punto di vista di Baby Lasagna:
Abbiamo riunito in un unico documento valori che prima erano presenti in migliaia di documenti diversi: ora è tutto più chiaro
La libertà artistica e gli effetti speciali
Tutto questo, come ha spiegato Green, non limiterà la libertà artistica:
È compito della musica pop spingersi oltre i confini. È compito degli artisti parlare di ciò che sta accadendo nel mondo. Ma bisogna considerare gli artisti nel loro contesto. Cos’è accettabile sul palco dell’Eurovision? Non sta a me dirlo. La storia è disseminata dai cadaveri di persone che cercano di essere il nucleo morale di qualsiasi cosa
Infine, un pensiero sugli effetti speciali altro grande tema del concorso soprattutto dopo i costi lievitati alle stelle dall’edizione dell’Eurovision 2023 (lo scorso anno i sammarinesi Megara furono costretti a rinunciare a diversi prop proprio per motivi economici).
Non credo che nessuna emittente ospitante si prefigga per fare soldi da questo
Salvador Sobral, in occasione della sua vittoria nel 2017 con “Amar pelos dois” disse che il suo trionfo aveva dimostrato come “la musica dell’Eurovision non è tutta lustrini e paillettes”, attirandosi le ire dei fan. Green però sembra sulla stessa linea, spiegando come a suo dire le performance vincenti spesso riescono attraverso la semplicità piuttosto che con costose elementi di produzione:
Queste cose esistono. Ti fanno vincere? Io non credo proprio. Creano un grande spettacolo? Certo
In conclusione, il nuovo direttore dell’Eurovision ha riassunto il significato del concorso e dello slogan “United by music”:
A differenza degli adulti nelle loro grandi case o in luoghi potenti, questo è un gruppo di persone invariabilmente più giovani che attraverso la musica e l’arte e attraverso l’unione e l’essere insieme, trovano un modo per vivere in pace l’uno con l’altro
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