Eurovision 2025, intervista agli Shkodra Elektronike: “Emozioni forti, c’è tanta Italia qui con noi”

Report live da Basilea · A poche ore dalla prima semifinale di Eurovision 2025, incontriamo, grazie alla disponibilità del management, gli Shkodra Elektronike, ovvero Beatrice Gjergji e Kole Laca, il duo italo-albanese in gara con “Zjerm” (qui la nostra precedente intervista).
L’occasione è buona per farci raccontare un po’ di emozioni e qualche curiosità in vista della serata, che sarà trasmessa su Rai 2 (ore 21) con il commento di Gabriele Corsi e Big Mama.
Com’è vivere l’Eurovision? Quali sensazioni avete respirato dal palco?
Ci sono tante sensazioni che si sovrappongono. Le emozioni sono tante, così come anche le responsabilità, ma il trattamento che qui riservano agli artisti aiuta molto. Non voglio parlare troppo presto, ma ci siamo sentiti ben accolti, ben accompagnati. Tutto perfetto, è quasi un sogno per un cantante ritrovarsi in tutta questa perfezione.
Poi stasera vota anche l’Italia…
Ah noi siamo italianissimi e albanesissimi o nessuno delle due. Poi abbiamo un numero semplice, il 12…
Kole: Personalmente sono venuto in Italia che avevo 20 anni quini ho vissuto metà della mia vita qui e metà in Albania, Beatrice invece a 6 anni…
Avete una storia artistica importante: Kole ha suonato per anni col Teatro degli Orrori, mentre Beatrice ha suonato tantissimo in diverse band del Centro Italia…
Le esperienze ce le siamo portate anche qui… Il nostro fonico è il chitarrista del Teatro degli Orrori (il marito di Beatrice ndr), il master è stato fatto da Giulio Ragno Favero, sempre della band.
Poi c’è la mamma di Beatrice che fa la modellista e la costumista e che lo ha fatto anche per la vostra partecipazione sia al Festivali I Kenges che per l’Eurovision. Fra l’altro il costume ha una storia particolare alle spalle…
Mia madre fa i costumi degli Shkodra Eletrkonike dal giorno zero. Si è offerta da subito per aiutarci ed è qui con noi, ha fatto i nostri costumi anche per questa partecipazione. Il Costume è ispirato ad una leggenda della città di Scutari, la leggenda del castello di Rosafa.
Kole: Quando si arriva a Scutari si vede sulla destra un castello che ha delle macchie di calcare lattiginose. Sono legate a questa leggenda a cui noi scutarini siamo molto legati perché ci veniva raccontata da bambini.
Secondo la leggenda, tre fratelli cercavano di costruire il castello, senza mai riuscirci: ogni mattina trovavano le mura crollate.
Allora chiesero consiglio ad un indovino che disse loro: “Dovete murare la prima sposa che vi porterà il cibo domani”. I primi due fratelli dissero alle mogli di non venire, il terzo non disse niente. Rosafa si presentò e così venne sacrificata. Chiese però che fosse lasciato fuori un braccio per cullare il bambino, un occhi per guardarlo, il seno per allattarlo e una gamba per muovere la culla. Quell’acqua calcarea è il latte di Rosafa.
Abbiamo deciso di celebrare la nostra città natale in questo modo.
Quale messaggio volete lasciare a chi ascolta la vostra canzone?
Ci piacerebbe che con la scusa degli Shkodra Elektronike chi fa musica si convincesse che deve scrivere quella che gli piace, perché può succedere a tutti quello che è successo a noi, di andare ad un festival nazionale con una canzone scritta pochi mesi primi e poi finire all’Eurovision a rappresentare il proprio Paese.
La scenografia ha un messaggio forte: le bombe, poi il fuoco che si accende che diventa il buio. Come è stata pensata?
Rispecchia il testo, che abbiamo deciso sin da subito di lasciarla in albanese. Il team creativo de Le Ombre, composto da italiani, ha cercato di tradurre il testo con le luci e quindi c’è la parte colorata che è Beatrice e il buio che sono io.
C’è chi dice Tirana 2026…
Ma il mondo è ingiusto…(ridono). Noi abbiamo fatto una canzone su un minuto di mondo giusto, speriamo che capiti a noi.
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