Eurovision Song Contest 1962. Informazioni, dati e curiosità sulla settima edizione dell’Eurovision Song Contest.
Data: 18 Marzo 1962
Luogo: Villa Louvigny, Grand Auditorium de RTL, Lussemburgo – Lussemburgo
Paesi in gara: 16
Paesi esordienti: nessuno
Emittente organizzatrice: CLT
Conduttore: Mireille Delannoy
Votazioni: dieci giurati per paese, ognuno chiamato ad assegnare 3, 2 e 1 punto alle proprie tre canzoni preferite.
Audience: non comunicato | Per maggiori informazioni, consulta la nostra sezione Ascolti Eurovision anno per anno
Vincitore: Isabelle Aubret con “Un premier amour” (Francia)
L’Italia nell’edizione 1962. In gara: “Addio, addio”, Claudio Villa. Direttore d’orchestra: Cinico Angelini, nono posto
In TV: diretta Programma Nazionale * ore 22.15, commento Renato Tagliani, annuncio dei voti Enzo Tortora.
Curiosità dell’edizione 1962: L’idea che muove l’EBU a modificare il meccanismo di voto è quella di rendere più avvincente il “climax” delle votazioni: intuizione giusta, anche se in questa edizione si risolverà in un dominio francese: Isabelle Aubret infatti prenderà la testa delle votazioni dall’inizio e non la mollerà più.
Comincia l’era dei “Nul points“: infatti se le votazioni si riveleranno più avvincenti, con dodici canzoni lasciate “a secco” da ciascuna nazione, inevitabilmente c’era il rischio che qualcuna restasse al palo. I paesi che per primi faranno zero sono in quattro: Belgio, Spagna, Austria ed Olanda.
Più di un problema caratterizza la messa in onda dell’evento. Un blackout elettrico colpisce il teatro a metà concorso giusto alla fine dell’esecuzione di Isabelle Aubret. Lo stesso capita poco dopo, prima dell’esibizione dei De Spelbrekers: mentre cantano i Paesi Bassi gli spettatori a casa sentono per buona parte della canzone solo l’audio e vedono uno schermo nero: il duo olandese ma anche l’artista francese non si scompongono e continuano a cantare come se niente fosse accaduto.
I giornali italiani seguono l’evento e non mancano le critiche per la scelta della Rai, che anche quest’anno ha optato per inviare il brano vincitore di Sanremo, in questo caso “Addio, Addio”, di Claudio Villa (la doppia esecuzione era a Sanremo di Domenico Modugno, peraltro autore del brano in concorso). Scrive “La Stampa”: “Nonostante le esperienze delle passate edizioni, la Rai continua ad inviare al festival europeo i motivi laureati a Sanremo, trascurando quanto di meglio offre la produzione di un anno. Forse che “Il pullover” di Meccia o le canzoni di Fidenco non sono migliori di “Addio, addio”?
Il pubblico dell’Europa è esigente, in special modo per quanto riguarda l’Italia, che ha sempre avuto un’ottima tradizione a livello di musica leggera. E noi ogni anno la deludiamo, con motivi che non sono “nostri”, che non sono “orecchiabili”, che non sono “freschi e vivaci”. Che faccia faranno gli spettatori dell’Eurovisione quando Villa scoppietterà “Addio, addio” senza un largo respiro, senza una immediata comunicativa?”.
Dunque negli anni 60 viene smascherato finalmente l’italocentrismo che musicalmente ci affligge da sempre: in un festival che già allora si stava orientando verso un pubblico più giovane, l’Italia continua a restare incollata a pezzi “vecchi”, illudendosi che basti la tradizione per fare presa sul pubblico europeo. Soprattutto, illudendosi che la “sua” musica sia la sola apprezzata davvero in Europa.
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* Programma Nazionale: denominazione di quella che successivamente è diventata Rai1 per il canale televisivo e Radio1 per il canale radiofonico.
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